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Cooperative e imprese sociali di seconda generazione cercano una propria interpretazione originale alla managerializzazione e al mercato, reinterpretando modelli alla luce di una visione ad impatto sociale. Mentre nelle multinazionali, come nelle aziende del capitalismo imprenditoriale italiano, prende piede un modo diverso – e diffuso – di interpretare il rapporto con le proprie comunità di riferimento.
Nella sola Ue si producono ogni anno più di 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti che rappresentano la sfida dell’economia circolare, un modello di produzione e consumo che implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo, estendendo la vita dei prodotti. All’incontro fra alta tecnologia, nuovi modelli di business e sostenibilità nei consumi, quattro imprese molto particolari ci parlano di quel che sta già accadendo nei loro laboratori di ricerca e sui mercati.
Diversità è da sempre una parola di riferimento nel terzo settore, ma da qualche anno questo termine, col suo orizzonte di valori e di prassi, sta diventando popolare anche nel mondo delle imprese, specialmente quelle più grandi. Che lavorano sull’inclusione soprattutto perchè conviene.
Cinquanta ragazzi piemontesi tornano dall’esperienza globale di Economy of Francesco con un bagaglio di scambi con coetanei di tutto il mondo. Si sono candidati per le ragioni più varie, soprattutto perché sono parte di una generazione global, oltre che per motivi legati all’impegno sociale e alla fede. Dovevano vedersi ad Assisi, invece hanno lavorato in 12 villaggi virtuali, discutendo e proponendo azioni per un ambizioso piano strategico di conversione economica mondiale. Il talk presenta alcuni di loro, ciò in cui credono e il modo in cui hanno lavorato.
Nonostante la riflessione scientifica e il dibattito sul tema della finanza sociale e della finanza d’impatto sia appena agli inizi, l’offerta di strumenti e soluzioni a misura di impresa sociale è sempre più ricca e variegata. Di fronte alla possibilità di accedere a risorse finanziarie pensate per sostenere contemporaneamente processi di sviluppo, di innovazione e di inclusione sociale, il rischio è che il terzo settore non sia pronto a prendere tutto ciò che viene offerto, perdendo l’occasione di ripensare ruoli e processi organizzativi.
Le fondazioni di origine bancaria svolgono una funzione sempre più centrale nella determinazione delle traiettorie di sviluppo dei territori. La crescente attenzione riservata alla sostenibilità dei progetti e all’impatto durevole che si propongono di generare, sostengono il terzo settore e lo spingono a managerializzarsi per affrontare in modo più strutturato il cambiamento in atto.