Operai del terziario. Lavoratori dei servizi nella fabbrica metropolitana.

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2012

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/Tag
lavoro, servizi

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La grande trasformazione del mondo produttivo torinese, che ha dimezzato il suo esercito industriale ed oggi mostra come tre quarti del valore aggiunto provinciale sono creati dai servizi è al centro di questa indagine che considera la composizione sociale del lavoro metropolitano e valura come sta cambiando la “condizione operaia” dei nostri giorni.
Archivio Storico Fiat
/il quadro di riferimento

Tra il 1971 e il 2001, Torino ha dimezzato il suo esercito industriale e oggi i tre quarti del valore aggiunto provinciale sono creati dal settore dei servizi. Si è verificata una grande trasformazione del mondo produttivo che ha modificato in profondità la composizione sociale del lavoro metropolitano. La terziarizzazione in apparenza è stata accompagnata da una progressiva qualificazione del lavoro (passato in trent’anni dal 30 al 42% sul totale occupati).

Tuttavia, il mercato del lavoro urbano non è composto esclusivamente da tecnici qualificati e professionals. Le previsioni di assunzione manifestate dagli imprenditori mostrano infatti che i profili più richiesti (a Torino come nelle maggiori città) rientrano nel livello intermedio e che il lavoro non qualificato assorbe ancora il 30% circa della domanda totale nel settore privato. Una parte significativa di questa percentuale si trova nei settori della distribuzione (grande e piccola) e nei servizi alle persone, nella logistica, nei servizi di ristorazione, pulizia, igiene ambientale, sorveglianza, ecc. Settori che vedono un forte incremento della partecipazione femminile e l’inclusione di ampie quote di lavoratori migranti.

/la ricerca

Operai del terziario. Lavoratori dei servizi nella fabbrica metropolitana ha intesto restituire una prima panoramica del lavoro terziario esterno ai settori più qualificati, che possono costituire, con tutte le discontinuità e le differenze del caso, gli eredi dei blue collar industriali del fordismo. L’indagine esplorativa muove dal presupposto che la condizione operaia dei nostri giorni sia da ricercare soprattutto in questa geografia di attività territorializzate e disperse, poco legate all’innovazione e fragili dal punto di vista degli assetti competitivi, la cui importanza per il funzionamento quotidiano dell’economia urbana è assolutamente cruciale. Una condizione non necessariamente marginale, ma nella quale molto spesso convergono più elementi di difficoltà.

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